La Voce della Minoranza

I nostri interventi su "A3 Longarone e dintorni" n. 1 luglio 2003 - Periodico semestrale a cura del Comune di Longarone (pagina n. 14)

 

 

 

Sono partiti i lavori per dare un nuovo volto al centro di Longarone, avremo un grande lastricato, forse eccessivo e sproporzionato alle necessità del paese, che con tempo temiamo mostrerà la sua estraneità con il contesto sociale della comunità.

E tutt’attorno al paese come stanno le cose?

Abbiamo ben presenti alcune questioni ambientali molto gravi:

1)      l’intensità del traffico lungo le statali l’Alemagna (Pian de Vedoia- Cortina) e quella per lo Zoldano, con i sui pericoli ed inquinamento,

2)      il pericolo di “esondazione” del fiume Piave a rischio sono la zona industriale di Villanova e il parco Malcom a causa del livello del greto del fiume,

3)      i fumi dello stabilimento ex Sep  la cui natura e composizione non ci rassicura completamente,

4)      le linee elettriche esistenti e l’ipotizzato nuovo elettrodotto che dovrebbe far bella mostra di se lungo tutta la valle, senza poi contare le varie antenne per i telefonini che, come si suol dire, spuntano come funghi.

Questi sono temi fondamentali per di qualità della vita dei cittadini di  Longarone e di tutta la sua valle, che devono essere affrontati con determinazione puntando con chiarezza e fermezza  su alcune prospettive:

1) Per prima cosa la realizzazione della variante di Longarone-Fortogna, dalla statale da Pian de Vedova a Castellavazzo , da progettare con le stesse caratteristiche delle varianti già eseguite e non attraverso il prolungamento dell’autostrada che porterebbe tra l’altro via ulteriore spazio alla nostra valle (larghezza di un’autostrada tra corsie, banchine e scarpate minimo 30,00 m.) .

2) Poi una ferma presa di posizione di  contrarietà assoluta alla nuova linea elettrica Cordignano-Lienz,  perché è da creduloni pensare che questa sostituirà le esistenti in quanto altra è la sua funzione rispetto a quelle linee già installate.  Inoltre non dobbiamo rinunciare ad intraprendere tutte le azioni per spostare le linee che ci sono per consentire lo sviluppo urbanistico delle zone sottoposte al vincolo;

3) intraprendere tutte le azioni per un attento controllo dell’attività industriale nella zona ex Sep (produzione di energia elettrica attraverso anche la combustione di biomasse), in quanto non sempre è chiara la provenienza e la qualità del prodotto bruciato che attraverso i fumi di combustione si immette nell’atmosfera di tutta la valle. Proprio per questo come gruppo di minoranza chiederemo ancora di avere i dati sulla salute della popolazione per capire si vi sono stati degli aumenti delle malattie delle vie respiratorie (alcune voci dicono di si), mentre sull’opportunità di avere un’industria di quel tipo nel contesto della nostra valle siamo tranquilli nel dire che non era proprio il caso.

 

Siamo consapevoli che su queste problematiche la spazio decisionale dell’Amministrazione Comunale  è debole, perché in altre sedi risiede il potere per decidere e governare i processi di trasformazione, ma non da meno il Comune deve fare la sua parte perché non è in gioco una questione di immagine ,ma la salute dei cittadini, la sua qualità del vivere alla fine il destino del paese.

 

Vi è infatti il grande rischio, e qui torniamo al titolo dell’intervento “Un grande centro di Longarone e le questioni ambientali”, di costruire una grande centro, che tra l’altro si prospetta come un “grande e lucente lastricato” inserito in un contesto ambientalmente compromesso, dove forse molti non si sentiranno serenamente abitanti.

 

 Dobbiamo, come amministrazione comunale, concentraci maggiormente su queste questioni, punti “vitali” del nostro futuro , attraverso insistenti azioni di richiamo alle autorità decisorie e di controllo sulla situazione della nostra zona e sulla necessità di fare scelte di “qualità” per il suo destino. Di sicuro questo è  un lavoro  faticoso e costante, da sviluppare nel medio e lungo periodo, ma che sicuramente deve essere intrapreso con forza e credibilità,  perché poi cosa ce ne facciamo di una bella piazza se non possiamo serenamente viverla?