Consiglio Comunale

mercoledì 16 gennaio 2008

   

Il Gazzettino 16.01.08

LONGARONE Grande attesa per l’intervento di questa sera in consiglio comunale del tecnico dello studio Pregea di Lendinara

"La ricetta" ambientale per Metalba

Il sindaco: «Osservazioni utili per chiarire la situazione». La casa di riposo intitolata a Gigi Barzan Longarone

Il caso Metalba riscalda ancora gli animi e ritorna in prima linea stasera da protagonista in Municipio.

Sarà l'esame e l'approvazione delle osservazioni allo studio d'impatto ambientale del progetto di ampliamento della Metalba da parte del tecnico dello studio Progea di Lendinara, incaricato dal Comune di Longarone, al centro del consiglio comunale in programma stasera alle 18.Sono una cinquantina le osservazioni presentate che verranno deliberate dal consiglio e quindi trasmesse alla Provincia di Belluno, organo competente all'autorizzazione o meno del progetto riguardante l'azienda di San Martino di Fortogna al centro di numerose polemiche già da parecchi mesi.

«L'amministrazione comunale - afferma il sindaco Pierluigi De Cesero - ha deciso di incaricare un esperto per presentare delle osservazioni tecniche appropriate. Sarebbe troppo facile procedere con azioni populiste o esprimere giudizi tanto per fare. Noi siamo abituati ad esprimere dei giudizi solamente in presenza di basi concrete. Si tratta di osservazioni sulla SIA pienamente condivisibili nate da un accurato studio del progetto che trasmetteremo all'organo provinciale deputato al rilascio dell'autorizzazione. Tutto questo ha permesso anche al sottoscritto di avere una visione completa e decisamente più chiara della questione anche dal punto di vista metodologico facendo luce una volta per tutte alcuni aspetti che in effetti erano poco chiari anche a noi».

È attesa in sala anche una folta delegazione della popolazione di Fortogna che da tempo ha espresso la propria contrarietà al progetto di ampliamento.

La seduta consiliare sarà inoltre chiamata a deliberare l'intitolazione della casa di Riposo a Gigi Barzan, cofondatore della Fraternità di Misericordia e tra le persone più attive nel dopo Vajont .«La maggioranza ha già accolto favorevolmente la proposta dell'assessore ai servizi sociali Luigino Olivier, ora non ci resta che attendere l'approvazione dell'intero consiglio - aggiunge De Cesero - penso che la scelta non poteva essere migliore. Lo scorso anno abbiamo festeggiato i 35 anni dalla fondazione della casa di riposo e ci è sembrato doveroso procedere con l'intitolazione della struttura. Barzan è stato tra i primi componenti del comitato di gestione della casa ed è stata una figura di elevato spessore umano e sociale per l'intera nostra comunità. Ha saputo negli anni meritarsi la stima e il rispetto di tutti con il suo impegno nell'ambito del volontariato».

Roberto Padrin

 

Il Gazzettino 17.01.08

Ampliamento Metalba, il caso verso l'inchiesta pubblica Il consiglio comunale dà mandato al sindaco per la domanda

(r.p.) Il consiglio comunale di Longarone ha approvato all'unanimità le osservazioni, che definiscono carente e approssimativo lo studio di impatto ambientale (Sia) del progetto di ampliamento presentato dalla Metalba e ha dato mandato al sindaco Pierluigi De Cesero di formalizzare la richiesta alla Provincia per l'inchiesta pubblica in merito alla delicata questione. In questo modo il presidente della commissione ambientale provinciale per legge oltre all'azienda, chiamerà ad un confronto pubblico tutti coloro che hanno avanzato le proprie osservazioni sul progetto. Una decisione che ha visto d'accordo l'intero consiglio al termine di un lungo dibattito iniziato con la presentazione delle osservazioni da parte di Patrizia Miniutti, il tecnico incaricato dal Comune, per esprimere delle concrete argomentazioni sullo studio di impatto ambientale della Metalba, che, dopo l'approvazione consiliare, verranno inviate alla Provincia, organo deputato a decidere. «Abbiamo apprezzato la competenza e la concretezza del lavoro compiuto dal tecnico che ha affrontato il tema a 360 gradi. Dal fascicolo di una cinquantina di pagine emerge l'approssimità del progetto presentato. Una progetto carente in moltissimi punti. L'amministrazione comunale, dopo aver espresso la propria contrarietà all'ampliamento attendeva il parere di un tecnico, che ha confermato tutte le nostre perplessità. Accetto il mandato del consiglio per la questione dell'inchiesta pubblica, che dovrà far luce e dare delle risposte definitive alla questione». De Cesero ha ribadito il proprio pensiero, che ha trovato l'approvazione anche da parte del capogruppo di minoranza, Piergiacomo De Luca. «Il nostro obiettivo principale era la delocalizzazione dell'azienda nella zona industriale di Villanova. Visto il dissenso della proprietà che non sta a me giudicare, ribadisco che ciò che ci proponiamo è migliorare la situazione attuale per i cittadini di Fortogna facendo tutto quello che è nelle nostre possibilità». In sala c'erano molti rappresentanti del comitato di Fortogna, i quali hanno espresso la loro soddisfazione per quanto deliberato, in particolare, dopo aver sentito le osservazioni del tecnico Miniutti.

 

Il Corriere delle Alpi 17.01.08

Il consiglio smonta lo studio Metalba     

 LONGARONE. Lo studio della Metalba smontato pezzo per pezzo da 48 pagine di relazione tecnica. E’ il risultato che il consiglio comunale di Longarone ha raggiunto ieri approvando all’unanimità il lavoro della consulente rodigina Patrizia Miniutti. Il documento ora passa alla commissione tecnica provinciale chiamata a valutare l’impatto ambientale dell’ampliamento della fonderia di Fortogna. Commissione, azienda, cittadini e Comune si troveranno faccia a faccia in una “inchiesta pubblica”. I progettisti che hanno elaborato per conto dell’azienda lo studio di impatto ambientale in quella sede dovranno difendere il proprio operato dagli appunti sollevati da Comune e Comitato. Miniutti ha criticato lo studio anche sotto i profili programmatici, progettuali e ambientali. Tra gli esempi citati ieri sera ce n’è uno macroscopico: nello studio si parla del vento che soffia da nord, salvo poi orientare verso nord le emissioni. Inoltre «non si dice che si tratta di una industria insalubre, non si fa cenno a Fortogna come area pre-parco, non si descrivono le tecnologie adottate, non si affrontano argomenti come il traffico pesante, gli effetti sulle acque, la salute pubblica e le nanopolveri emesse con i fumi». «E’ un progetto approssimativo», ha commentato il sindaco Pieluigi De Cesero, «credo che la Provincia non possa che condividere le nostre osservazioni». Proprio sulla Provincia ora si sposta l’attenzione, mentre De Cesero ribadisce tre obiettivi: «No all’ampliamento, miglioramento delle condizioni di vita dei residenti, delocalizzazione dello stabilimento». (e.c.)

 

Il Corriere delle Alpi 18.01.08

«Referendum sull’energia dal Vajont»  La giunta lancia la proposta di un consiglio con gli altri Comuni     Anche la minoranza è favorevole ad approfondire il dibattito aperto dal vicesindaco Pradella   ENRICO COSTA


 LONGARONE. Un’interrogazione del capogruppo di minoranza Piergiacomo De Luca ha portato nel consiglio comunale di Longarone la questione della produzione di energia idroelettrica dal torrente Vajont. L’idea di sfruttare il salto d’acqua che si trova in territorio friulano, ma oltre la diga, non è nuova. Su quella fonte ci sono appetiti privati che il Comune vorrebbe in qualche modo anticipare.
 La minoranza è favorevole ad aprire il dibattito, coinvolgendo con un consiglio “partecipato” anche i comuni di Castellavazzo, Erto e Casso e Vajont. Si pensa anche a un referendum tra le popolazioni.
 De Luca ha ripreso gli interventi fatti dal vicesindaco Bruno Pradella sul notiziario comunale e sul Corriere delle Alpi, nei quali, commenta il consigliere di minoranza, «ha coraggiosamente e opportunamente riportato all’attenzione pubblica il problema dell’utilizzo a fini idroelettrici del Vajont».
 «Ho apprezzato la franchezza e la chiarezza con cui il vicesindaco ha affrontato l’argomento», afferma De Luca, «e ne condivido le remore d’ordine morale, ma anche la fondata preoccupazione che, in regime di liberalizzazione in materia di produzione ed erogazione di energia elettrica, prima o dopo qualcuno arrivi ad ottenere la concessione a fini di puro profitto. In tal caso per tutti i comuni del Vajont al danno si aggiungerà anche la beffa di non ottenere alcun beneficio per le proprie popolazioni».
 Il sindaco Pieluigi De Cesero ha detto di condividere la posizione del suo vice, aggiungendo: «Dall’energia si potrebbero ricavare introiti importanti da dedicare alle iniziative per la memoria».
 Prima di passare dalle parole ai fatti, però, l’amministrazione vuole capire quale sia l’opinione delle altre amministrazioni e della comunità superstite. Sul piatto ci sono le idee per due consultazioni. Prima un consiglio comunale partecipato che riunisca nello stessa sala non solo i rappresentanti dei comuni di Longarone, Castellavazzo, Erto e Casso e Vajont, ma anche la popolazione interessata all’argomento. Poi un referendum tra i cittadini.
 «Di quello scarico del Vajont ne sento parlare almeno dal 1994», ha concluso De Luca, «dobbiamo iniziare a ragionarci seriamente coinvolgendo anche i superstiti. Si parla di una potenzialità annua da 15 milioni di kWh, che potrebbe soddisfare le utenze dei nostri comuni e fornire introiti per varie iniziative».

 

Casa di riposo, dedica a Barzan  Fu tra i fondatori della Misericordia longaronese     

 LONGARONE. La casa di riposo di Longarone ora ha un nome, quello di Luigi Barzan. A quasi quattro anni dalla morte, il Comune ha deciso di intitolare la struttura per gli anziani a una persona che molto si prodigò per il sociale e il volontariato longaronese. Nato a Codissago nel 1919, Barzan si trasferì a Longarone nel 1946, quando sposò Antonietta Sacchet da cui ebbe due figli: Gianpaolo e Claudio. Fu sarto e dopo il 1963 aprì un negozio di abbigliamento. Ebbe il riconoscimento di Cavaliere della Repubblica. Fu tra i fondatori della Misericordia di Longarone. «Ricordiamo tutti», ha detto l’assessore al Sociale Luigino Olivier durante il consiglio comunale, «quel lungo periodo in cui effettuò con l’ambulanza il servizio di trasporto degli ammalati in ospedale, solo o con l’aiuto di pochi, pronto a ogni ora del giorno e della notte, togliendo tempo alla sua attività e rinunciando, per esigenze di reperibilità, allo svago».
 Barzan coordinò per alcuni anni un servizio di assistenza ai ricoverati negli ospedali, istituito dal Comune e basato sul volontariato. Fu presidente della Conferenza San Vincenzo di Longarone, sin dalla sua rifondazione all’indomani del Vajont, e presidente della scuola materna, proprio negli anni in cui si realizzava ai Murazzi la nuova struttura donata da Achille Lauro. «L’intitolazione della casa di riposo alsuo nome», ha concluso Olivier, «è un doveroso tributo di affetto e di riconoscenza per quanto egli ha dato in tanti anni della sua vita alla nostra comunità». (e.c.)

 

Il Gazzettino 18.01.08

 
La liberalizzazione dell’energia ha indotto molti soggetti privati a richiedere la concessione. In vista incontro tra Longarone, Castellavazzo, Erto-Casso e Vajont Referendum sull'uso delle acque del Vajont Il vicesindaco: «Finora ci siamo sempre opposti ma gli interessi idrici stanno crescendo. È giusto che siano i cittadini a decidere» Longarone

«Dovremo indire un referendum tra i cittadini di Longarone, Castellavazzo, Erto-Casso e Vajont per decidere cosa fare». Il vicesindaco di Longarone, Bruno Pradella rispondendo a un'interrogazione del capogruppo di minoranza Piergiacomo De Luca, ha affrontato il tema dello sfruttamento ai fini idroelettrici delle acque del Vajont. «È venuto il momento che i quattro comuni del Vajont si esprimano congiuntamente sulla questione ha aggiunto Pradella dopo aver sentito le proprie popolazioni e le associazioni rappresentative dei superstiti del Vajont. Una ventina di anni fa l'Enel si presentò a Longarone con un progetto che prevedeva la realizzazione di una centrale, a valle della diga, da alimentarsi con lo scarico del lago di Erto. In quel tempo l'amministrazione comunale organizzò un pubblico dibattito nel corso della quale la popolazione si espresse totalmente contro il progetto per motivi di ordine morale. La liberalizzazione del settore della produzione di energia ha cambiato la situazione. La Regione Friuli, competente per territorio, ha già ricevuto richieste di concessione da parte di soggetti privati. Noi ci siamo sempre opposti, ma l'interesse è sempre molto alto ed è forte il rischio che qualcuno prima o poi la spunti. Ecco che i comuni devono fare il primo passo e la soluzione referendum può essere perseguibile». De Luca ha aggiunto che «prima del referendum propongo un incontro congiunto dei consigli dei quattro comuni coinvolti. Si deve arrivare in tempi stretti a una decisione ed eventualmente a una progettualità comune e condivisa su questo tema così delicato».

Il consiglio ha inoltre approvato all'unanimità l'intitolazione a Luigi Barzan della casa di riposo. La cerimonia si dovrebbe tenere, come annunciato dall'assessore ai servizi sociali, Luigino Olivier, il quale ha tracciato un profondo profilo della figura di Barzan, sabato 23 febbraio, il giorno dopo il quarto anniversario dalla sua morte.

La seduta si è conclusa con l'adozione da parte del consiglio, su proposta del capogruppo di maggioranza Wilmer Da Cas (la minoranza ha lasciato l'aula sostenendo un vizio di forma nella procedura), del documento sottoscritto dal sindaco De Cesero, che ha manifestato la sua solidarietà al Pontefice dopo la sua forzata rinuncia alla visita presso la facoltà di Scienze Politiche dell'Università La Sapienza di Roma. «Questa rinuncia si legge nella prima parte del suo intervento - desta in me profondo sdegno e preoccupazione come cittadino, come cattolico e soprattutto come rappresentante delle istituzioni».

Roberto Padrin

 
Sulla Metalba il tecnico incaricato dal Comune contesta l'intervento di ampliamento: «Un impatto eccessivo»

Hanno destato sicuramente scalpore le osservazioni presentate da Patrizia Miniutti, il tecnico incaricato dal Comune ad analizzare lo studio di impatto ambientale (Sia) del progetto di ampliamento della Metalba. Le osservazioni, dopo l'approvazione consiliare, sono già state inviate alla Provincia, organo deputato a decidere in merito. Ora si attende che la commissione ambientale della Provincia comunichi la data di svolgimento dell'inchiesta pubblica chiesta dal sindaco Pierluigi De Cesero su mandato dello stesso consiglio comunale.

«Le osservazioni sulle quali ci siamo basati ha detto la Minuetti - fanno riferimento ai profili programmatici, progettuali e ambientali dell'intervento proposto nonché, più in generale, all'impostazione metodologica dello Studio di Impatto Ambientale. Lo Studio dopo un'attenta analisi, appare sostanzialmente inadeguato e scarsamente compatibile con i requisiti previsti dalla normativa vigente a livello nazionale in ordine a tutti i profili esaminati, a cominciare dall'impostazione generale che non ha ad oggetto l'impianto nel suo complesso, ma solo porzioni o elementi di esso. Non viene inoltre considerato il territorio interessato in termini di "sito" e di "area vasta", né vengono previsti gli effetti dell'opera sull'ambiente nelle diverse fasi di vita (di cantiere e dismissione, ma solo di esercizio), né stimato qualitativamente e quantitativamente gli impatti indotti dall'opera sul sistema ambientale come previsto dalla legge. Oltre ad aver trascurato la condizione di sismicità elevata della zona, non vi sono inoltre dati precisi e dimostrati sulla componente ambientale legata alle emissioni di fumi e rumore. Non viene infine presa in considerazione la salute pubblica».

Considerazioni pesanti che rivelano molte carenze. «In effetti ha proseguito la Miniutti sono rimasta sorpresa di fronte ai limiti del progetto vista anche la situazione generale venutasi a creare in relazione alle preoccupazioni degli abitanti della zona. L'inchiesta pubblica chiarirà molti punti. Ci sarà un confronto pubblico dove saranno presenti l'azienda e coloro che hanno avanzato le proprie osservazioni».

Il dibattito in consiglio è stato piuttosto acceso. Dai dubbi sulla capacità di decidere da parte della commissione provinciale avanzati dal consigliere Celeste Levis che si è chiesto «ma in Provincia ci sono le professionalità per giudicare?», alle preoccupazioni avanzate dal gruppo di minoranza rappresentato da Piergiacomo De Luca e Mario Guarino.

«Non possiamo lavarci la coscienza lasciando il problema in mano alla Provincia, ma dobbiamo fare di tutto affinché venga tutelata la popolazione di Fortogna attraverso un confronto diretto».

R.P.

 

 

Il Corriere delle Alpi 19.01.08

 
«No al referendum su quell’acqua»

Coletti boccia la proposta fatta in consiglio comunale

 LONGARONE. I sopravvissuti rivendicano il diritto di parola sulle iniziative che riguardano il Vajont. A quasi 45 anni dalla tragedia, sono rimasti in pochi ad averla vissuta sulla propria pelle. Vogliono essere protetti, si sentono «una specie in via di estinzione». E la presidente del Comitato dei sopravvissuti Micaela Coletti anticipa il suo veto all’idea di una consultazione popolare sull’utilizzo del torrente Vajont per produrre energia idroelettrica. Idea uscita dal consiglio comunale. «Non potremmo accettare una cosa del genere», afferma anche un po’ stupita dalla novità.
 Stupita perché «tempo fa l’amministrazione comunale diceva che non era il caso di usare quella fonte». «Alla nuova comunità longaronese va bene che ci sia un altro introito», aggiunge, «però questo cade sulle spalle di chi ha sofferto. Le persone come noi a quanto pare non hanno mai il diritto di essere ascoltate».
 Il referendum avrebbe anche lo scopo di ascoltare il parere della comunità superstite...
 «Se il sindaco lo vuole che lo faccia, ma eviti di nominare superstiti e sopravvissuti. Che non chiedano la nostra approvazione. Perché iniziare il 45º in questa maniera? Eppoi Longarone non è una cittadina normale, un referendum non avrebbe valore».
 Si ricomincia a parlare anche del cimitero delle vittime. In particolare della ricollocazione delle vecchie lapidi. Cosa ne pensa?
 «Sì, c’è stato un incontro al quale abbiamo partecipato portando le nostre idee. C’è chi dice che le vecchie lapidi starebbero bene al di fuori del cimitero, ma perché? Rappresentano una vergogna?»
 Lamentate di non essere ascoltati. Cosa proponete?
 «Nel 2002 avevo proposto una lista di 12 progetti all’amministrazione. Tra le altre cose avevo chiesto di mettere all’ingresso di Longarone la scritta “Città delle 2000 vittime”, perché si sappia che è successa una tragedia. Il sindaco mi ha risposto solo che l’Anas opponeva problemi. Non capisco quali, visto che ci sono cartelli di ogni tipo lungo la strada».
 Per raccontare il dopo-Vajont, il Comune ha avviato i lavori per un nuovo libro. Come valuta questa iniziativa?
 «Proprio in questi giorni ne ho parlato con Maurizio Rebershak e mi ha confermato che lui dà solo un indirizzo all’opera. Visto che sono stata tra i primi ad andare a vedere i documenti dell’Aquila, ho detto al sindaco che avrei avuto piacere di collaborare alla raccolta dei documenti. Ma sembra che non si voglia la nostra collaborazione. Che lo si dica, siamo grandi. Siamo sempre trattati come gli ultimi degli ultimi, ma sono cose che riguardano la nostra vita».
 Ma il vostro approccio è “contro” o propositivo?
 «E’ il 45º. Per noi non è un numero, è una vita. Chiediamoche ci venga data più importanza. Vorremmo solo poter collaborare. Noi sopravvissuti siamo un popolo in via di estinzione. Quando moriremo il Vajont sarà un’altra cosa. Siamo sempre “quelli della polemica”. Non vogliamo polemiche, ma abbamo il diritto di dire la nostra».
 Ci sono il Comitato dei sopravvissuti e l’associazione dei superstiti. Come va tra i due gruppi?
 «C’è rispetto. Finalmente dopo tanti anni siamo d’accordo sul fatto che il cimitero non ci rappresenta più. La collaborazione è poca solo perché lavoriamo su cose diverse. Non siamo in disaccordo, ma siamo due facce della stessa medaglia. Noi lavoriamo con le scuole e nell’ambito della psicologia. E lottiamo per ottenere dallo Stato una pensione. Non vogliamo essere abbandonati».

 

Il Gazzettino 19.01.08

 
Sindaci e Migotti: «Lo sfruttamento idroelettrico va accettato dai sopravvissuti e poi dalla popolazione» «Sull'acqua del Vajont decida la gente» Completamente contraria l’Associazione superstiti: «È un progetto indegno e immorale»

Lo sfruttamento a fini idroelettrici delle acque del Vajont va condiviso con la popolazione e soprattutto con i superstiti. Ne sono convinti i sindaci di Longarone Pierluigi De Cesero e di Castellavazzo Franco Roccon. «Sicuramente l'acqua del torrente Vajont può essere una risorsa importante - afferma De Cesero - ma non possiamo dimenticare che dietro c'è una tragedia. Prima di tutto si deve esprimere la comunità superstite. Il referendum potrebbe essere un passaggio ultimo, nel caso le assemblee pubbliche nei quattro comuni non giungano a una decisione. Qualsiasi tipo di introito dovrà essere destinato alla memoria e ogni decisione sul Vajont sia importante e sofferta. Decidere bisogna decidere, ma si deve raggiungere un compromesso senza usare violenza verso chi ha patito la tragedia». Sulla stessa lunghezza d'onda Roccon che dice «sono favorevole purché l'utilizzo sia a beneficio delle quattro comunità superstiti sentendo prima di tutto le loro associazioni. Penso siano necessarie e sufficienti delle assemblee pubbliche per arrivare a una decisione».

E dall'Associazione Superstiti del Vajont e dal Comitato Sopravvissuti arrivano pareri differenti. «Siamo contrari sotto tutti i punti di vista afferma Micaela Coletti, presidente di quest'ultimo - la frana del Vajont dovrebbe essere luogo riconosciuto dall'Unesco e si pensa di sfruttare la zona per altri fini? È indegno e immorale. Quell'acqua lava ancora le cento persone sepolte dalla frana. Chi pensa di sfruttare l'acqua e la diga manca di rispetto verso coloro che sono rimasti. Superstiti e sopravvissuti soffrono ogni volta che qualcuno cerchi di sfruttare il Vajont».

Così si esprime invece Renato Migotti, presidente dei Superstiti. «Piuttosto che i privati sfruttino l'acqua del Vajont - afferma - siano i Comuni a farlo purché sia la comunità superstite a beneficiarne. La questione è molto delicata. Ero presente anch'io 20 anni fa alla presentazione del progetto dell'Enel che prevedeva la realizzazione di una centrale da alimentarsi con lo scarico del lago di Erto. La popolazione si espresse totalmente contro il progetto, e pure io, perché non era preparata. Oggi le cose sono cambiate e il problema va affrontato».

Roberto Padrin

 

 

Il Corriere delle Alpi 20.01.08

 
Reolon: «Nessuno utilizzi quell’acqua»  Il presidente della Provincia chiede un vincolo perpetuo      STEFANO DE BARBA

L’idea che siano i Comuni a produrre energia con l’acqua dello scarico della diga del Vajont è insostenibile: quello è un luogo sacro e i Comuni dovrebbero semmai fare in modo di impedire per sempre che chiunque, privato o ente pubblico che sia, sfrutti quell’acqua. E’ il presidente della Provincia, Sergio Reolon, a intervenire dicendosi «perplesso e scosso» sulla proposta di un referendum.


 «Resto scosso davanti a questa idea del vicesindaco di Longarone», spiega infatti Reolon, «che se non l’ho interpretato male dice: “Siccome l’acqua e la produzione idroelettrica sono diventate sempre più importanti dal punto di vista economico è meglio che ci muoviamo noi prima che lo facciano i privati”. E mi sembra molto grave anche l’idea di chiamare i cittadini ad un referendum».
 «Mi dispiace intromettermi in una questione di Longarone», premette Reolon, «anche se il Vajont non può essere limitato a una questione longaronese e basta, è una questione che riguarda tutta la comunità provinciale, nazionale e internazionale. Penso però che non si debba, non si possa affrontare il problema in quel modo. Un referendum sull’utilizzo per scopi produttivi l’acqua del Vajont vuol dire riaprire in maniera drammatica una ferita lacerante e mai rimarginata. Non possiamo celebrare il 9 ottobre, fare del cimitero un monumento alla memoria, e poi pensare di riutilizzare il Vajont a fini produttivi, pur con tutte le cautele e le precauzioni».
 Il fatto è, secondo Reolon, che in ogni caso lo sfruttamento idroelettrico dello scarico della diga significherebbe «riutilizzare a fine produttivo un luogo sacro».
 «E penso anche alle nostre battaglie sulle acque e sulla tutela delle risorse della montagna: qualche messaggio faremmo passare? Che lo sfruttamento va bene se lo facciamo noi e se lo fa la parte pubblica, va male se lo fanno quelli da fuori e i privati? No, non ci possono essere due metri e due misure: se non si deve fare non lo deve fare nessuno».
 La proposta di Reolon è quindi quella di un veto perenne all’utilizzo idroelettrico dell’acqua del Vajont: «Facciamo un provvedimento che vieti per ora e per il futuro la possibilità di una produzione idroelettrica con la diga, le sue pertinenze, l’acqua del Vajobnt. Sarebbe la cosa migliore per mantenere viva la memoria delle vittime, ma anche per mostrare al mondo la nostra consapevolezza della centralità della persona umana rispetto all’economia e alla produzione».
 Per questo, dice Reolon, «al sindaco De Cesero, che stimo, chiederei di riflettere su questa questione e di accantonare l’idea di fare un referenduim di questo tipo. Ragionando insieme, invece, su come trasformare quel luogo nel suo insieme in un luogo della memoria».

 

 
«Centralina? Discutiamone»  Il sindaco di Erto e Casso non scarta a priori l’idea     

 ERTO E CASSO. «Se ne può parlare, anche se dobbiamo mettere fin d’ora in conto la certezza che si tratterà di un processo lungo e complicato». Il sindaco di Erto e Casso, Luciano Pezzin, non chiude le porte alle proposta lanciata dal vice sindaco di Longarone, Bruno Pradella. Il bacino si trova materialmente sul territorio di Erto e Casso: analoghe idee promosse in passato sono state tutte bocciate senza appello. Ma Pradella questa volta propone che siano i quattro Comuni del Vajont a gestire l’acqua.
 «Sono pronto a discuterne fin da subito, anzi, prima si comincia e meglio è», commenta Pezzin. «L’importante è non farsi delle illusioni: le problematiche attinenti alla questione sono così tante e così articolate che non sarà un confronto semplice. Ci vorrà del tempo, soprattutto per capire certi aspetti di competenza. Mi risulta che già negli anni Ottanta l’Enel avesse depositato un progetto uguale ma non l’abbia mai attuato. Del resto, gli impianti appartengono all’Enel e bisognerà chiedersi se e quali condizioni la società elettrica sia disposta a cedere ai municipi i propri diritti allo sfruttamento».
 «Con i tempi che corrono è normale che si cerchino nuove forme di approvvigionamento energetico a basso impatto ambientale», dice ancora il sindaco Pezzin. «I prezzi alle stelle di gas e petrolio renderanno ancor più pressante il dibattito sul tema. L’acqua del lago di Erto e Casso attualmente viene “sprecata”, cioè si getta con una cascata altissima nel Piave. Rimane ancora da chiarire come il consorzio di Comuni intenderà spartirsi oneri e introiti ma, soprattutto, come possa esser superata la questione morale. Per questo dico che bisognerà discutere a lungo e passeranno i mesi. Intanto però avremo aperto un importante fronte di dibattito».

Fabiano Filippin

 

 

Il Gazzettino 20.01.08

 

Anche il primo cittadino di Erto e Casso "sposa" le dichiarazioni rilasciate dai sindaci di Longarone e Castellavazzo «Energia dal Vajont, pensiamoci» «Sfruttare le acque a fini idroelettrici è il futuro, ma capisco la sensibilità attorno all’argomento» Longarone

«È giunto il momento di confrontarci per trovare una soluzione comune. Lo sfruttamento delle acque del Vajont è una soluzione valida e non escludo la concessione ai privati. Il Comune di Erto e Casso non sarà, ad esempio, in grado di progettare un'eventuale centralina». Sono le parole del sindaco di Erto-Casso, Luciano Pezzin all'indomani delle dichiarazioni dei sindaci di Longarone e Castellavazzo sullo sfruttamento a fini idroelettrici delle acque del Vajont, che auspicavano un incontro comune per affrontare la questione. «Ho letto le parole dei miei colleghi e le condivido pienamente. Dobbiamo discuterne insieme prima di esprimere un parere definitivo. Da parte mia l'idea dello sfruttamento delle acque può essere valida. Va comunque tenuta in considerazione la delicatezza della questione, che va affrontata con la dovuta sensibilità perchè la tragedia del Vajont non può essere dimenticata. La soluzione referendaria la vedo come un eventuale passaggio finale, ma al momento lontana. Prima dobbiamo confrontarci a livello istituzionale. Da tempo mi sto interessando dei problemi legati allo sfruttamento energetico. È un tema di estrema attualità dal quale non possiamo prescindere».

Pezzin rivela che la richiesta alla Regione Friuli Venezia Giulia per la concessione dello sfruttamento delle acque risale concretamente già al gennaio 2003. «Cinque anni fa la Regione mi ha comunicato la richiesta dell'azienda "Martini e Franchi" di Forno di Zoldo affermando che non avrebbe avuto alcun problema ad avviare le pratiche anche perchè vi era una domanda preesistente dell'Enel risalente agli anni Ottanta. Da quel momento però non ho sentito più nulla e pare che il tutto si sia fermato lì. La possibilità che lo sfruttamento venga concesso ai privati non va esclusa a priori. Ad esempio il nostro Comune non sarebbe in grado di progettare una centralina, ne dovrei pertanto parlare con i colleghi e analizzare anche questo tipo di soluzione». Cresce dunque il dibattito a livello istituzionale, e non solo, su un tema tornato prepotentemente d'attualità in questi giorni e destinato a suscitare ancora polemiche e pareri discordanti nella popolazione superstite e anche in quella che non visse la tragedia sulla propria pelle ma ne coltiva gelosamente la memoria.

Roberto Padrin

 
 
 

Il Corriere delle Alpi 23.01.08

 

«La Provincia pensi ai Vajont dei giorni nostri»  Centralina con lo scarico della diga, il vicesindaco Pradella ribatte a Reolon     Il traffico che attanaglia il paese l’inquinamento dell’aria e i rischi ambientali legati alle industrie sono secondo l’amministrazione le vere emergenze a cui dovrebbe far fronte Palazzo Piloni   STEFANO DE BARBA


 LONGARONE. Liberissimo il presidente della Provincia, Sergio Reolon, di dire la sua contro l’ipotesi di un impianto idroelettrico gestito dai Comuni del Vajont con l’acqua di scarico della diga. Ma la Provincia faremme meglio a interessarsi ai «moderni Vajont», le situazioni irrisolte di disagio e di rischio che incombono ancora sul territorio longaronese. A dirlo è il vicesindaco Bruno Pradella.
 Pradella, che nei giorni scorsi ha riaperto il dibattito sull’utilizzo dell’acqua del Vajont proponendo agli altri enti locali di farsi avanti per anticipare i potenziali interessi speculativi dei privati, non le manda a dire a Reolon, nettamente contrario all’idea e che, anzi, sostiene un divieto perpetuo di utilizzo di quell’acqua.
 «Sul tema dell’utilizzo del torrente Vajont per fini energetici da parte dei nostri Comuni», dice così Pradella, «ho posto fin da subito la questione morale, perché oltre che un amministratore di Longarone sono anche un superstite che ha vissuto direttamente il disastro del Vajont e che ha vissuto e che vive quotidianamente sulla propria pelle tutto ciò che ne è la diretta conseguenza».
 «Non voglio entrare in polemica con il presidente della Provincia Reolon», premette così il vicesindaco, «che ha giustamente voluto dire la sua sulla questione. lo voglio però invitare ad occuparsi, in qualità del maggior responsabile ambientale in Provincia, anche e più concretamente di quelli che io definisco “moderni Vajont”».
 E l’elenco dei “moderni Vajont” stilato da Pradella è lungo. «Domenica scorsa (come moltissime altre domeniche) a Longarone siamo rimasti per oltre sei ore bloccati da due interminabili colonne di automobili che scendevano dal Cadore e da Zoldo (è così che reclamizziamo le nostre località turistiche e che sponsorizziamo i Mondiali di sci del 2013 a Cortina?). Oltre a perdere il nostro diritto alla mobilità che cosa respiriamo noi la domenica a Longarone? Fin dal 1999 questa amministrazione, con il suo sindaco in testa, ha posto al centro dell’attenzione la questione viabilità, ma oggi ci sentiamo soli di fronte a questo problema».
 Poi c’è il tema della qualità dell’aria. Pradella parte dalla centrale Ceb di Codissago - «Mi chiedo perché un impianto del genere non sia costantemente monitorato dall’Arpav con controlli a camino» - per arrivare al deposito di pneumatici usati che si trova, da diversi mesi, in zona industriale di Villanova. «Come amministrazione, abbiamo più volte invitato la Provincia ad intervenire», dice Pradella, «se dovesse scoppiare un incendio quali veleni si disperderebbero nella nostra vallata? A questo proposito il sindaco De Cesero ha chiesto, in questi giorni, un vertice in prefettura per la definitiva risoluzione del problema».
 «Sono domande impegnative», sottolinea Pradella, «che da tempo attendono una risposta concreta e non basta cambiare il nome della Provincia per ottenerla, ci vogliono fatti».

 

 

Il Gazzettino 23.01.08

 
La società En & En, a capo della quale c’è Valentino Vascellari, ha rilevato tre anni fa la concessione per lo sfruttamento delle acque Assindustria disegna un futuro per il Vajont L’amministratore delegato Elio Tramontin: «Se i comuni ci autorizzano, siamo pronti a realizzare la centralina» Longarone

È la En & En Spa di Belluno la società che ha in mano la concessione di utilizzo delle acque del Vajont per fini idroelettrici. La Regione Friuli Venezia Giulia ha già dato il suo benestare a questa società che, nata da Assindustria per lo sviluppo dell'energia elettrica nel bellunese, è composta da un'ottantina di soci, per lo più bellunesi, ed è presieduta dal presidente di Assindustria, Valentino Vascellari.

Lo conferma l'amministratore delegato della società, Elio Tramontin, che inquadra così i termini dell'operazione.

«Abbiamo rilevato tre anni fa la vecchia concessione e, in accordo con la Martini e Franchi, azienda di Forno di Zoldo, avremmo tutte le carte in regola per procedere alla realizzazione della centralina. Siamo altrettanto consapevoli che si tratta di un'operazione estremamente delicata e che va portata avanti solo in accordo con i Comuni colpiti dalla tragedia del Vajont coinvolgendo naturalmente anche l'Enel, che già stata messa al corrente del nostro progetto».

Tramontin assicura che l'operazione non ha assolutamente fini speculativi. «Vogliamo fare qualcosa di particolare per agevolare i Comuni -aggiunge Tramontin-. Non vogliamo ricavare assolutamente alcun beneficio e interesse dall'operazione, né lo pretendiamo. Tre anni fa abbiamo avanzato la domanda alla Regione che ci ha risposto affermativamente. Da quel momento ci siamo fermati in attesa di un confronto con le amministrazioni locali. Noi saremo anche pronti a partire, ma prima di fare qualsiasi passo concreto dobbiamo metterci attorno a un tavolo per discutere con i nostri naturali interlocutori. Sono convinto che i benefici per i Comuni di Longarone, Castellavazzo, Erto-Casso, e se volete, anche Vajont sarebbero notevoli dal punto di vista del risparmio energetico. Ho letto della proposta di indire un referendum tra i cittadini chiedendo loro un parere sulla questione. Se questa è una soluzione che aggrada le amministrazioni ben venga. Da parte nostra ribadisco la disponibilità a confrontarci per trovare una soluzione unitaria e concordata valida per tutti. La En & En sta sviluppando diversi progetti in ottica energetica e questo sarebbe di notevole interesse per le intere comunità».

A questo punto la parola passa alle amministrazioni comunali che saranno chiamate a valutare attentamente la questione e decidere come operare.

Roberto Padrin

 

 

Il Gazzettino 24.01.08

 

LONGARONE Il vicesindaco, preso atto dell’interessamento della En & En, ribadisce la sua contrarietà «Vajont, serve un passo indietro» Pradella: «Attendiamo un confronto, ma mi sarei aspettato che ci coinvolgessero prima» Longarone

I timori avanzati dal vicesindaco di Longarone, Bruno Pradella erano fondati. La Regione Friuli Venezia Giulia ha già concesso il suo benestare per l'utilizzo a fini idroelettrici delle acque del Vajont a privati. E ieri sulle pagine de "Il Gazzettino" è arrivata la conferma dei diretti interessati. Si tratta della En & En, la società per azioni bellunese presieduta da Valentino Vascellari, che dalle parole dell'amministratore delegato Elio Tramontin ha affermato di attendere un confronto con le amministrazioni dei comuni colpiti dalla tragedia prima di procedere.

Parole verso le quali lo stesso Pradella vuole controbattere. «Innanzitutto - sottolinea - posso affermare con certezza che vi sono altri gruppi da fuori provincia che hanno avanzato richiesta di concessione cercando anche l'appoggio delle associazioni dei superstiti. Questo conferma una volta di più le mie preoccupazioni. Non conosco nei termini precisi l'intendimento e il progetto della En & En, ma posso esprimere la mia contrarietà all'intervento dei privati sulla zona. Le mie parole hanno comunque fatto uscire allo scoperto chi ha interesse nell'utilizzo delle acque. E allora io mi chiedo se questi non hanno alcuno scopo speculativo perché al momento della richiesta della concessione non sono venuti subito da noi per un confronto. Difficile dunque credere a un intervento senza alcun tipo di interesse. Non è certo attraverso i giornali che si cerca il consenso. Noi amministrazioni attendiamo un confronto anche se questo non nasce certo sotto i migliori auspici. Poi se vogliono fare qualcosa di utile per le comunità superstiti, allora propongo loro di ritirare la concessione avuta».

Sulla questione interviene anche il sindaco di Castellavazzo, Franco Roccon, il quale fa alcune interessanti precisazioni. «Ci aveva visto giusto Pradella con la storia dei privati. Ribadisco che se un intervento va fatto questo non avverrà senza prima aver sentito le amministrazioni comunali delle quattro comunità colpite. Il nostro ruolo è salvaguardare gli interessi della popolazione e in questo senso il nostro impegno dovrà essere assoluto. Sicuramente la En & En avrà la concessione per l'utilizzo delle acque dalla Regione Friuli, ma dovrà avere anche la disponibilità del terreno, che insisterebbe nel Comune di Castellavazzo, dove andrebbe collocata l'eventuale centralina, secondo la delibera 1000 della Regione Veneto. Dovrà inoltre dire la sua anche l'Enel. Le leggi ci sono e dovranno pertanto essere rispettate».

Roberto Padrin

 

Il Corriere delle Alpi 26.01.08

 
 ERTO E CASSO  Il «caso Vajont» arriva sul tavolo di Illy     

 ERTO E CASSO. La proposta del vicesindaco di Longarone, Bruno Pradella, è finita anche sul tavolo del presidente del Friuli Venezia Giulia, Riccardo Illy: il consigliere regionale friulano del partito dei pensionati, Luigi Ferone, ha infatti presentato un’interrogazione in merito al progetto di ricavare energia elettrica dallo scarico del lago del Vajont.
 Ferone, riguardo alla proposta di Pradella, non ha espresso alcun giudizio positivo o negativo dell’idea, limitandosi a chiedere a Illy se il progetto sia fattibile e, soprattutto, se oggi come oggi risultino già depositate in Regione eventuali domande di concessione per lo sfruttamento del Vajont.
 A Illy viene domandato anche un parere di natura morale sull’intera questione, visto che a suo tempo i superstiti della sciagura avevano già manifestato un’opposizione forte all’idea.
 Pradella ritiene invece che sia necessario un intervento in prima persona dei quattro Comuni del Vajont per evitare che sullo scarico del lago mettano le mani i privati. Secondo il vice sindaco di Longarone, solo in questo modo sarebbe possibile superare l’aspetto della moralità (nei fondali dell’invaso di Erto e Casso giacciono infatti ancora decine di salme mai recuperate).
 Il primo cittadino di Erto e Casso, Luciano Pezzin, ha già raffreddato gli animi. «Se ne può parlare ma si sappia fin d’ora che la discussione sarà molto lunga e complessa», ha detto Pezzin. Di qui la decisione dell’esponente regionale dei pensionati di far fare piena chiarezza sul progetto al governatore Illy in persona.

Fabiano Filippin

 

Il Corriere delle Alpi 27.01.08

 

«Vajont, la centralina va fatta»  L’ex assessore Piergiacomo De Cesero la chiede da anni     

 LONGARONE. «Lo dico da vent’anni: l’acqua del Vajont è una risorsa da utilizzare e i proventi vanno destinati a sociale e solidarietà». Piergiacomo De Cesero ha seguito sul Corriere delle Alpi il dibattito sulla proposta del vicesindaco Bruno Pradella, che invitava i quattro comuni del Vajont a mettersi d’accordo sul destino di quell’acqua prima che a metterci le mani fossero i privati. De Cesero è stato amministratore negli anni Ottanta, anche come assessore. Nel 1990 intervenne sulla stampa in un dibattito che ricorda quello attuale. All’epoca era l’Enel a progettare lo sfruttamento del salto d’acqua che sbuca a lato della diga. Oggi come allora Piergiacomo De Cesero insiste: «Che Longarone, Catellavazzo, Erto e Vajont decidano di produrre energia idroelettrica. Non è una mancanza di rispetto nei confronti della memoria. Il Vajont è stata una sconfitta dell’uomo, non dell’acqua».
 La risorsa c’è. E’ lì che sgorga da un tubo di cemento e si tuffa nella gola verso il Piave. «Sarebbe stato così semplice trarne energia pulita e introiti per il sociale», si rammarica De Cesero, che vive a Soffranco e ha sempre continuato l’impegno nel volontariato dopo quello in municipio.
 Nel 2004 scrisse al rieletto Pieluigi De Cesero con una lista di idee per la sua attività amministrativa. «Al punto numero uno c’era proprio l’utilizzo dello scarico del Vajont», sottolinea. La questione morale non piega la sua determinazione: «Sono anch’io un superstite. Ho perso parenti e amici il 9 ottobre 1963. Da 37 anni lavoro nella zona industriale di Villanova, costruita su un terreno che contiene ancora i resti di centinaia di vittime. Eppure oggi quelle fabbriche danno sostentamento a migliaia di famiglie. Forse non si doveva fare per rispetto della memoria?»
 E’ poi contrario al referendum: «Secondo me il sindaco che intende fare questa operazione dovrebbe dirlo chiaramente ai cittadini prima delle elezioni, inserendo l’argomento nel programma che presenta durante la campagna elettorale», afferma.
 Al presidente della Provincia che metteva il suo veto all’uso del torrente a scopi idroelettrici, Piergiacomo De Cesero dice: «Ho stima di lui, ma su questa questione mi trovo in disaccordo. Reolon dovrebbe rivalutare la questione partendo da diverse premesse. L’uso dell’acqua non è una mancanza di rispetto se le finalità sono sociali e solidaristiche». L’ex assessore fa anche degli esempi su quell’uso. La casa di riposo, appena intitolata a Luigi Barzan, dovrebbe essere spostata dall’edificio attuale: «Ora gli anziani si trovano chiusi in una struttura che non ha spazio intorno, con le pompe funebri davanti alla porta. Sarebbe bello che gli autosufficienti potessero godere di un po’ di verde, magari di un orticello, e avessero gli spazi per poter ricevere i famigliari anche all’aperto». E poi «si potrebbe aiutare chi assiste gli anziani e i disabili nelle loro case». Una quota dei proventi dovrebbe andare alla solidarietà: «Ogni anno c’è qualche catastrofe nel mondo. Con un aiuto economico potremmo essere riconoscenti nei confronti di chi è stato solidale con noi dopo il Vajont».

Enrico Costa

 
 

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